Siamo alla fine del 1925, quasi un secolo fa. Siamo a Rivello, piccolo gioiello della valle del Noce, in provincia di Potenza.

La vita in val Noce scorre esattamente come nel resto di Lucania e di tutto il sud Italia, fatta di pascolo, di agricoltura, di lavoro insomma.

Loris (nome di fantasia perché i documenti in nostro possesso non riportano nessuna generalitá) è un pastorello di soli 13 anni, non pochissimi per l’epoca e sta portando il suo gregge al pascolo tra i monti costieri dell’appennino Lucano. Difronte a lui il Coccovello da un lato e il Massiccio del Sirino dall’altro. Oltre i monti costieri si apre il mare, il Golfo di Policastro. Ma forse Loris quel mare non lo ha mai visto. Il 1925 lucano è difficile da spiegare, ti immette nel lavoro duro già a 13 anni.

Non sa di essere pedinato. Arrivato chissà dove tra le montagne che circondano la valle , tal RAGAPIEDI, soprannominato così nella zona, gli  piombò addosso strangolandolo. Non sappiamo nulla di Ragapiedi. Non sappiamo perché di questo strano soprannome e soprattutto non sappiamo le motivazioni del delitto,se di natura sessuale, se di vendetta o se semplicemente dovute a litigi di confinato non infrequenti allora.

Il corpo del piccolo Loris fu gettato in una rupe nelle gole del fiume Noce e ritrovato giorni dopo da qualche contadino.

Ci fu grande commozione nel paese ai funerali del piccolo Loris

Non abbiamo nulla riguardo Loris, abbiamo persino dovuto chiamarlo con un nome di fantasia e non sappiamo neanche il punto esatto dove si consumò la tragedia. Non vi sarà mai nessuna intelligenza artificiale che potrà condurci al volto del piccolo Loris, possiamo solo immaginarlo e, magari  fiabescamente, pensarlo divertirsi con gli animali tra strade lucane.

Forse a Rivello qualche anziano ancora la ricorda questa brutta storia e forse la stampa dell’epoca non ha mai approfondito la questione limitandosi a riportare la notizia, giunta poi a noi attraverso un viaggio lungo 99 anni.

Foto presa dal web

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