L’unità d’Italia fu decisa a Rionero. Questa frase può far ridere ma scavando a fondo nei tortuosi vicoli della seconda metà del 1800 italiano si troveranno tante conferme in merito.
Quando i briganti si rifugiarono ad Aliano la notte del 9 novembre 1861 sapevano bene che ad attenderli fuori paese ci sarebbe stata la Guardia Nazionale ed in effetti, il mattino dopo, 600 soldati agli ordini del liberale Petruccelli, riunitosi da Corleto Perticara, erano pronti alla battaglia.
Borjes, grande stratega,capí da come si schierarono le truppe di Petruccelli, che aveva difronte comandanti inesperti. Forse anche impauriti dalla fama di Crocco.
Carmine Crocco aveva passato la notte nel palazzo signorile di Aliano e, quando si svegliò, un uomo lo avvisò dei soldati pronti alla battaglia appena fuori paese.
Tre compagnie del Sessantaduesimo Reggimento fanteria erano infatti schierate, comprese le truppe giunte da Matera con Pelizza.
Borjes si schierò, con le sue truppe, attorno al Sauro.
Le prime fucilate partirono dal mulino Acinello. I soldati, “e piemuntis” si ripararono tra i pioppi del bosco circostante e fecero fuoco colpendo molti briganti.
Crocco a quel punto ordinò l’avanzata e l’abile Giuseppe Nicola Summa o Ninco Nanco, capo di oltre 100 uomini a cavallo si lanciò nell’attacco.
Nello scontro cadde Pelizza, colpito alla fronte. Gli fu poi strappata la testa come trofeo di vittoria.
Tuttavia,nonostante questa gran vittoria che causò un terremoto politico ai vertici sabaudi con la nomina del generale La Marmora al posto dell’”incapace” Dalla Chiesa, l’obiettivo più ambito per i briganti era Potenza, il capoluogo. Era il traguardo di Borjes. Ma qualcosa ne impedí la realizzazione.
Secondo Crocco vi era un traditore all’interno del suo gruppo che passava abilmente da liberali a reazionari camaleonticamente. Sarebbe stato proprio questo camaleonte a riferire il covo delle armi stanziate a Potenza e controllate da 5 uomini di Crocco nel capoluogo.
Pare comunque che Crocco non avesse le stesse aspettative di Borjes, con cui non aveva mai legato molto nonostante l’alleanza. Infatti il “capraio di Rionero” pare che dopo la conquista di Avigliano avrebbe pronunciato parole non confortanti circa la scalata su Potenza. Crocco non riteneva possibile poter mantenere un capoluogo occupato per troppo tempo. Avrebbe attirato l’attenzione nazionale in un baleno. Il suo carattere schivo, lucano, prevedeva guai.
Borjes, d’altro canto, voleva fortemente Potenza e ideò una strategia per conquistare il capoluogo di Basilicata.
Fece in modo che si spargessero voci circa la disfatta dei briganti ad Aliano. A Potenza questa notizia fu presa con gioia credendo scampato il pericolo di un’occupazione brigante imminente. Le notizie della conquista di Avigliano, alle porte di Potenza, erano giunte immediatamente nel capoluogo
Nella notte tra il 15 e il 16 novembre 1861 vennero notati alcuni fuochi nel paese di Vaglio, visibile chiaramente da Potenza. Erano i briganti. Potenza non aveva abbastanza soldati. La strategia di Borjes si era rivelata corretta.
La Guardia Nazionale presente si schierò a Pian del Mattino per ritardare l’entrata in città delle truppe briganti. Crocco era nella vallata di Potenza.
Perché allora non conquistò la città pur trovandosi alle sue porte?
Non si fidava. Mantenere Potenza conquistata non era la stessa cosa di mantenere Avigliano o Aliano. Sarebbe finito il sogno rivoluzionario. Non era ancora il momento.
Borjes invece tentò l’assalto contando sull’appoggio dei comitati segreti che mantenevano le armi a Potenza. Ma purtroppo le spie c’erano anche dall’altro lato.
I 5 uomini del comitato, incaricato da Crocco e Borjes di custodire le armi da utilizzare appena i briganti sarebbero entrati in città, furono scoperti e fucilati in piazza San Gerardo. Senza approvigionamento saltava tutto il piano brigante. La notizia giunse immediata, sempre tramite i comitati.
Il sogno di conquistare Potenza era svanito.
Dopo questo episodio si acuirono i dissapori tra Crocco e Borjes.
La guerra tra briganti e nuovo stato italiano tuttavia non era finita.


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