A pochi giorni dal 2 luglio 1996 accadde ciò che nessun materano può nemmeno lontanamente immaginare.
Nella sua fabbrica di rione Piccianello, il carro della Bruna venne incendiato e ridotto ad un cumulo di cenere. Tutta l’opera del maestro cartapestaio Pentasuglia finí in rovina.
Dapprima si attribuí la colpa ad un cortocircuito ma poi le indagini pian piano portarono all’idea di un’origine dolosa del gesto.
Era una Matera diversa da quella odierna. Erano anni in cui le mafie in Italia vivevano ancora momenti di padronanza assoluta sul territorio. E Matera non era stata risparmiata dal fenomeno.
Dai primi anni ’90 fino al 1997/1998 la città fu interessata da fenomeni di malavita che si intrecciavano in maniera evidente sul territorio. Non è un caso che si venne a conoscenza di estorsioni ad associazioni e comitati oltre che ad attività commerciali. E non furono infrequenti episodi di violenza con omicidi, esplosioni, incendi e tanto altro a carattere intimidatorio.
Quell’anno Matera era lontana parente della turistica Matera odierna. La cittá era già nell’ottica della sua millenaria festa quando qualcuno notò il fumo nero provenire da rione Piccianello.
Il giorno dopo (non vi era ancora il potere divulgativo dei social network con la loro immediata fuga di notizie) tutti seppero e tutti rimasero sconcertati. La Bruna a Matera è come Santa Rosalia a Palermo, San Gennaro a Napoli, il Palio a Siena. Soprattutto in quegli anni avari di soddisfazioni per la Lucania. Matera attendeva la sua festa in quel 2 luglio che non ha mai fatto mancare alla popolazione.
Ma quel 2 luglio 1996 qualcuno decise che la festa non si doveva fare. Forse per punire la popolazione o le associazioni ree di non aver soddisfatto le richieste dei clan o chissà per quale altro motivo balordo.
Nacque allora a tempo record una campagna di ricostruzione del carro fatto da pezzi dei carri delle edizioni passate, assemblati in maniera da salvare la festa.
Sicuramente quel 1996 non fu come tutti gli anni. Matera era sotto scacco. La città non ha mai dimenticato l’accaduto e nel profondo di chi più crede nel 2 luglio, non ha mai perdonato.


Lascia un commento