L’estate del 2000 fu per me dal sapore strano. Era iniziata inaspettatamente con una promozione. Cazzo dal quarto passai in quinto. Avevo davanti a me, prima dell’ultimo anno scolastico delle superiori, un’estate intera.

Proprio il giorno in cui scoprii di essere stato promosso forse mi innamorai di una ragazza che frequentava  un’altra classe. Ma non era della mia città, era studentessa pendolare. Ricordo che ci conoscemmo il giorno di Italia-Svezia Euro2000  e ci baciammo. Fu un bacio fantastico, poi scomparve nel blu degli orizzonti lucani. Non l’avrei più rivista fino a settembre.

Passarono i giorni da quel 19 giugno 2000 e non mi vergogno a dire che la mia testa  puzzava di spirito adolescente ed era completamente cotta di questa ragazza.

Ma dieci giorni dopo giocava l’Italia. E giocava proprio contro l’Olanda padrona di casa.

Decidemmo di vedere la partita con gli amici in una tavernetta alcolica da qualche parte nei sobborghi della nostra città.

Lo stadio era un immenso tulipano arancione con una piccola macchiolina azzurra defilata in una parte secondaria di esso. Dopotutto si giocava ad Amsterdam.

Quella fu la prima competizione del nuovo millennio. I mondiali avevano sempre caratterizzato la mia vita percorrendola a tappe da quattro anni per volta. Nel 1990 ero poco più di un bambino, nel 1994 entravo nell’adolescenza e nel 1998 avevo persino la fidanzata. Nel mezzo gli Europei del 1996 mi avevano lasciato con l’amaro in bocca. Del resto tutte le competizioni degli anni ’90 erano state romantiche ma avare di gioie. Tutto sommato non le baratterei  con delle  vittorie.

Quel giugno del 2000 avevamo voltato pagina alla decade finale del 1900 tuttavia eravamo ancora fottutamente negli anni ’90. Un po’ come quei luoghi di confine americani vicini al Messico dove sei negli USA ma la morfologia del territorio è assolutamente messicana.

Il 29 giugno l’Italia del taciturno Zoff annovera ancora Paolo Maldini tra la sue fila, un veterano.

È l’Olanda a fare la partita, come da pronostico ma a complicare le cose si mette subito l’arbitro assegnando un rigore piuttosto generoso che De Boer però si fa parare da Toldo, eroe incontrastato del match.

Ovviamente giochiamo in 10 per l’espulsione di Zambrotta.

Le partite epiche del resto diventano tali proprio grazie alle difficoltà.

Nel secondo tempo ancora rigore. Questa volta Kluivert. Ancora errore. Incredibile ma il fuoriclasse (forse troppo sopravvalutato) la spara sul palo.

Nel frattempo nella tavernetta alcolica era tutto un susseguirsi di emozioni tra televisore che faceva i capricci, musica metal in sottofondo e pensieri adolescenziali su quella cazzo di ragazza conosciuta dieci giorni prima. Quanto cazzo avrei voluto che passasse in fretta quell’estate e quanto cazzo andava lenta invece.

La partita tra un Cannavaro sontuoso e un Nesta eroico finí pari. Senza goal. Anche ai supplementari gli Azzurri resistettero al monologo olandese.

A quel punto però Toldo scrisse la pagina più bella della sua carriera.

Nella solitudine dei rigori, Di Biagio, reduce dall’errore del mondiale francese di due anni prima, la ficca dentro.

Ancora De Boer, ancora errore. Toldo para. Fa piangere. Forse in tanti già piangevano al triplice fischio. 

Ancora errore su errore. Stam la manda in orbita. Pessotto aveva segnato prima di lui. Due a zero cazzo. Poi Kluivert, che questa volta segna e segna senza esultare mentre Maldini la spara su un angolo che Van der Sar raggiunge. Il cucchiaio di Totti è storia imperitura ma l’Olanda , citando Pizzul, ha una tenue speranza. Bosvelt deve segnare per sperare.

Toldo dice no. Ha detto no tutta la notte olandese. Para e manda a casa i tulipani in una festa azzurra senza precedenti. Negli occhi dei giocatori festanti la sofferenza di una partita stoica, eroica. E negli occhi di noi lucanelli una speranza di vedere finalmente la nostra Nazionale vincere qualcosa.

L’estate del 2000 è stata condizionata da quel cazzo di bacio magico con quella ragazza conosciuta davanti alla scuola. Trovatemi una cosa più anni ’90 di questa.

A Settembre poi ci mettemmo insieme il primo giorno di lezioni. C’eravamo cercati con la mente entrambi per tutta l’estate. Ma questa è un’altra storia.

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