Inverno 1996, pomeriggio. Primo superiore.

Mi inventai letteralmente di un’assemblea di istituto che ci sarebbe stata nei miei sogni il giorno dopo. Così, tanto per giustificare ai miei il pomeriggio di assenza dai compiti.

Beh si al primo superiore ancora li facevo. I compiti.

Avevo, nei giorni precedenti conosciuto, non so dove e perché ,una ragazza di un paesino del materano,San Mauro Forte. Uno di quei paesi interni. Irraggiungibili.

Non che io venissi da Los Angeles ma ero piuttosto lontano.

Ma l’ avevo conosciuta e mi piaceva parecchio.

O forse nel 1996 bastava poco perché qualche ragazza mi piacesse parecchio.

Avevo studiato, anziché le materie per il giorno dopo, un piano elaborato per raggiungere questo minuscolo paese.

Tutto era stato pianificato nel migliore dei modi: alle 15 partenza in autostop, arrivo previsto per le 16, due o tre ore lí e poi ripartenza sempre in autostop. Secondo me avrebbe funzionato. D’altronde non credere nel 1996 ai miracoli quando cazzo significava doverci credere?

Tornato da scuola sparai a pranzo la balla sull’assemblea. I miei la mandarono giù con qualche dubbio. Tuttavia la mandarono giù.

Tutto perfettamente riuscito. Tutto fottutamente liscio.

Me ne uscii di casa alle 15 in punto senza nessun rimpianto.

Raggiunsi il luogo dove avrei fatto autostop sulla via per quel paese. Nel tragitto pensai a diverse cose. Al fatto che quella ragazza non sapeva del mio arrivo per esempio, quindi avrei potuto anche non trovarla. Ah dimenticavo, lí in quel paese era festa patronale quindi l’avrei trovata per forza. Ma tutto doveva sembrare casuale. Tutto magnificamente non programmato. Tutto genuino, anche un po’ ingenuo.

Il silenzio la faceva da padrone. Non so perché ma i pomeriggi sono tutti simili. Una calma piatta divorava le 15 e giuro che a volte quell’ aria fredda invernale ancora la sento quando a volte d’improvviso mi sorprende ripiombandomi in un passato indefinito. Peccato duri pochi secondi per poi dissolversi.

Passarono le prime auto ma non mi guardarono neanche. Chi cazzo volete che guardi  un ragazzo del primo superiore su una strada terziaria lucana?

A dire il vero di auto ne passarono davvero poche. Forse una decina in tutto.

Non si fermò nessuno.

Rimasi lí un paio di ore. Non di più. Abbastanza per capire che il mio piano era miseramente naufragato per un imprevisto.

Ad essere sincero oggi, a distanza di quasi 30 anni, sono abbastanza certo che non ci rimasi male quel giorno. Forse perché avevo  paura del ritorno. Infatti a che ora sarei rincasato se avessi raggiunto la mia meta?

Ma più realisticamente di quel giorno mi ricordo esattamente come fosse oggi, l’entusiasmo con cui mi incamminai per andare a fare autostop.

Che poi parlandoci chiaramente, non credo mi fregasse davvero di quella ragazza sanmaurese. Era solo un pretesto per un’avventura tra le strade lucane alla scoperta di paesi che esercitavano su di me un freddo fascino.

San Mauro Forte rimase per me un deserto dei Tartari dove nel 1996 qualcosa sarebbe potuta succedere da un momento all’altro, quel giorno.

Ma non successe niente.

Mi incamminai verso casa che il sole stava tramontando. Il giorno dopo sarei andato a scuola impreparato. Poco importava. Ma questa è un’altra storia.

Se penso a quel pomeriggio penso a quante cose sarebbero potute succedere, se penso a quel pomeriggio penso a quanto avrei fatto incazzare i miei non vedendomi rincasare, se penso a quel pomeriggio penso a quella strada deserta. Se,se …milioni di se. Penso alla mia vita e alla nostra, in una bolla di estasi, di gioia, di felicità incontaminata. Alla fortuna di esserci stati pur non avendo fatto nulla.

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