C’è stato un tempo in cui il paese mi stava stretto e prima di trasferirmi altrove lo vivevo come un pesce in un acquario.
Bastava poco che si rompessero degli equilibri già di per sé precari. Le motivazioni erano le solite: animo evasivo, paese piccolo, la solita gente, i soliti luoghi. Queste cose qua per farla breve.
Nel dicembre del 2004 avevo una ventina d’anni, poco più, e amavo saltellare su e giù per lo Stivale come se fossi un perdigiorno seriale. Beh in effetti non facevo un cazzo dalla mattina alla sera.
Però.
Però avevo un animo sognatore che mi permetteva di vivere situazioni e raggiungere mete che la maggior parte dei compaesani non avrebbero potuto neanche in due vite.
Perciò mi ficcai in una specie di gioco mentale i cui partecipanti erano tre: io, una ragazza siciliana e Palermo. Sí perchè quando qualcosa ti sta stretta, la prima cosa che non sopporti è il posto in cui vivi. Non lo so il perché ma ti inizia ad andar addosso scomodo.
Dopo un saliscendi di qualche mese tra Lucania e Sicilia le cose ovviamente precipitarono tra me e lei ma non starò qui a raccontarne i dettagli.
La cosa più importante di questa storia è come al solito una di poco conto. Qualcosa che probabilmente passerebbe inosservata al più della gente. Ma forse a pensarci bene il più della gente non si sarebbe neanche ficcata in quel labirinto siciliano in cui precipitai nel 2004/2005.
Una cosa è certa: quella sera in piazza Politeama a Palermo venni mollato. Mollato con una lettera cartacea gentile. Ma anche in questo caso non mi soffermerò sui dettagli.
Cadiamo dalla sporgenza del desiderio. Nessuna promessa, solo poesia. Ed è proprio poesia ciò che capitò immediatamente dopo.
Lei se ne andò. Doveva lavorare. Mi chiese di leggere la lettera quando sarei stato in viaggio invece la lessi in piazza Politeama. Era sera.
Le luci della città nell’ atmosfera invernale di febbraio mi lasciarono un senso evasivo mescolato ad una maturità che non mi apparteneva sotto il cielo del 2005.
Mollato a Palermo ma sti cazzi. Se fosse successo sulla Basentana non avrebbe avuto lo stesso senso. Avevo un lungo viaggio in treno davanti a me.
Rimasi in giro per un po’. Poi andai alla stazione. Piovve. Diluviò. Partii verso le 4 nello stesso nero assoluto in cui arrivai la prima volta a dicembre.
Il destino volle altro. Ma questa è un’altra storia.
Tornai in Lucania dopo un lungo viaggio. Sempre Lucania nella mia vita. Troppa Lucania.
Da quella notte del 2005 la mia vita è cambiata per motivi legati a quel giorno di febbraio ma non dirò tutto. È quel momento della mia vita che, potranno passare gli anni e che, anche qualora sopraggiungesse un qualcosa che dovesse fottermi la memoria, non passerá mai. Resterá lí immortale. Momenti che piegano linee temporali annodandole su sè stesse e creano loop temporali da far mancare il fiato.


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