Melfi, capoluogo dell’omonimo circondario, era un’importante paese della Basilicata. Posto di confine con Puglia e Campania, era spesso interessato dal fenomeno, tutt’ora presente, dei furti ad opera di ladri in trasferta.

Bande campane o pugliesi spesso prendevano di mira i paesi confinanti per agire indisturbati essendo meno conosciuti.

Nel febbraio del 1926 quattro malviventi, probabilmente pugliesi, aggredirono il cavalier Giuseppe Ginnari, componente della Federazione Provinciale fascista, per derubarlo.

Gli fu sottratto il portafoglio contenente circa 80 Mila lire, una bella somma per l’epoca. Questi soldi erano stati da poco ritirati presso il “Creditore Meridionale” quindi i rapinatori si erano appostati e avevano seguito l’uomo.

Il Ginnari tuttavia reagí e, dopo una violenta colluttazione con gli altri tre malviventi, inseguiva il quarto uomo, che gli aveva sottratto il portafoglio.

Riuscí a raggiungerlo e a riprendersi il bottino senza però riuscire a trattenere il ladro che si diede, con gli altri tre, alla fuga.

Non sappiamo se la stampa fascista dell’epoca, pur di esaltare i propri esponenti, abbia un po’ montato ad arte la prontezza del Ginnari capace di tenere testa a tre persone. Qualche dubbio lo abbiamo.

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