Salandra è un paese della provincia di Matera adagiato su una collina di circa 600 metri sul livello del mare tra le valli del Cavone e Basento.

Nel pomeriggio del 21 giugno 1924 l’attacchino quarantacinquenne Rocchino Manicone affiggeva al muro un manifesto fascista quando fu pesantemente insultato da  tale Nicola Michiello, originario di Sannicandro, il quale imponeva al Manicone di non affiggere nulla sul palazzo di proprietá Iula, ex sindaco di Salandra.

Il Manicone non accettò l’insulto e replicò per le rime.

Michiello gli si avvicinò minaccioso e i due arrivarono presto alle mani.

In quel momento si trovò a passare un tale, Giuseppe Lavieri, anch’egli appartenente al partito fascista, il quale, depositata a terra la sua figlioletta che teneva in braccio, provò a sedare gli animi intervenendo.

Ma, come spesso accade, ebbe la peggio. Si beccò infatti un proiettile sparato dal fratello trentaduenne del Michiello, Pasquale, che era accorso sul luogo del litigio. Forse era andato a prendere l’arma per farsi giustizia.

Lavieri cadde a terra in una pozza di sangue.

Pasquale Michiello continuò a sparare all’indirizzo dell’ attacchino Manicone, ferendolo alla scapola. A quel punto si diede alla fuga.

Lavieri morì all’ospedale provinciale di Potenza dopo pochi giorni di agonia mentre il Manicone guarì 72 giorni dopo.

Il Michiello rimase latitante per un mese. Si costituí a luglio.

Due anni dopo vi fu il processo presso la corte di assise di Potenza. Furono condannati oltre a Pasquale Michiello anche: la sorella Filomena per aver “eccitato il fratello al delitto” (così riporta la stampa dell’epoca), le tre sorelle Cassetta per aver dato alloggio al Michiello nel periodo di latitanza.

Il processo fu tenuto dal presidente Ferrara.

Pasquale Michiello fu condannato a 12 anni di reclusione mentre le sorelle Cassetta a 3 mesi.

Salandra (foto presa dal web)

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