Un tranquillo pomeriggio della primavera degli anni ’20 (secondo le nostre indagini dovrebbe essere tra il 1924 e il 1926) il Maggiore Cav. Giusti doveva recarsi da Potenza a Valsinni, nel materano per ragioni lavorative.

Il viaggio fu lunghissimo ed estenuante. In treno fino a Nova Siri, corriera fino al bivio di Valsinni e carrozza fin su al paese di Isabella Morra.

Ma quella che doveva essere una giornata tranquilla si rivelò una vera e propria avventura pericolosa per il Maggiore.

Giunto in paese, ancora in carrozza, fu attirato da una rissa scoppiata sul ciglio della strada tra alcuni uomini del posto che ben presto passarono dalle mani ai sassi e alle pistolate.

Data la sua autorità provò a sedare gli animi. Persino tale Rocco Troncelliti provò a sparare un colpo di pistola in aria per distogliere l’attenzione dalla rissa che aveva già provocato qualche ferito che giaceva a terra colpito da un sasso.

Il Maggiore provò a disarmare un tale Ragone che però si divincolò fuggendo dietro un’altra carrozza posta poco più avanti e sparò alla volta del Maggiore due colpi di rivoltella.

Giusti cercò di affrontarlo ma fu distolto dai sassi di un altro uomo, un certo Bisogni, accorso in aiuto del Ragone e che con una sassata colpí il Maggiore.

Quest’ultimo, ferito alla mano, indietreggiò.

Ragone a questo punto ne approfittò sparando ancora contro Giusti fortunatamente a vuoto.

Braccato, il Maggiore si diede alla fuga raggiungendo una grossa quercia dietro la quale trovò riparo. I colpi di Ragone si conficcarono tutti nel grosso tronco dell’albero.

Accorsero in aiuto del Maggiore il calzolaio di Valsinni Giuseppe Montesano e il ragioniere Francesco Fucci che però ebbero la peggio. Bisogni e Ragone infatti li ferirono gravemente con i colpi sparati dalla rivoltella e con i continui sassi.

Approfittando della distrazione creata dai valsinnesi giunti in suo soccorso, il Giusti si armò della rivoltella datagli dal suo compagno di viaggio Giovanni Scordia che gliela passò abilmente.

Iniziò una seconda sparatoria in cui Ragone e Bisogni fuggirono forse perché finirono i colpi della pistola del Ragone.

Il pomeriggio di follia di Valsinni era terminato, senza vittime ma con almeno due feriti gravi che guarirono in diverse settimane. I due facinorosi dopo qualche giorno di latitanza furono arrestati.

Era facile incorrere in episodi di violenza che sfociavano in rivoltellate in quegli anni. In tanti infatti possedevano un’arma e non era assolutamente facile imporre leggi.

La Lucania contadina aveva ancora sangue brigante ed era riluttante alle autorità.

Valsinni

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